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Le nazioni dell'UE nella UNIFIL concordano di esercitare la "massima" pressione su Israele
Sedici Paesi dell'Unione Europea (UE) che contribuiscono con truppe alla Forza di Interposizione in Libano delle Nazioni Unite (UNIFIL) hanno concordato di aumentare la pressione politica e diplomatica su Israele per evitare ulteriori incidenti che coinvolgano la missione.
Questa decisione è stata presa dopo una videoconferenza guidata dal Ministro della Difesa italiano Guido Crosetto e dal suo omologo francese Sebastien Lecornu di mercoledì 16 ottobre, nel mezzo di scontri crescenti tra le Forze di difesa israeliane (IDF) e Hezbollah nel Libano meridionale.
La videoconferenza ha coinvolto nazioni chiave dell'UE, tra cui Irlanda, Germania, Spagna, Austria e Grecia, tra le altre.
Questi Paesi hanno condannato collettivamente gli attacchi alle basi UNIFIL, che hanno messo a repentaglio la sicurezza degli oltre 10.000 membri del personale della missione provenienti da 48 Paesi, e hanno esortato Israele ad adottare misure preventive per garantire che non si verifichino più incidenti di questo tipo.
Il Ministero della Difesa italiano ha affermato in una dichiarazione che una conclusione chiave dell'incontro è stata "la volontà condivisa di esercitare la massima pressione politica e diplomatica su Israele, in modo che non si verifichino ulteriori incidenti". Nel frattempo, la dichiarazione ha anche sottolineato che Hezbollah non può usare il personale UNIFIL come scudo nel contesto del conflitto.
L'appello è seguito a una serie di attacchi dell'IDF alle posizioni UNIFIL nel Libano meridionale dal 9 ottobre, che hanno causato diversi feriti tra i peacekeeper.
Sebbene Israele avesse chiesto all'UNIFIL di ritirare le sue truppe entro 5 km dal confine israelo-libanese, il che avrebbe significato lasciare tutte le posizioni dell'UNIFIL nel Libano meridionale, tutti i Paesi che facenti parte alla missione hanno rifiutato.
Mercoledì, i Paesi dell'UE hanno ribadito il loro impegno a mantenere una presenza stabile dell'UNIFIL nella regione e hanno affermato che qualsiasi cambiamento al futuro della missione dovrebbe essere deciso collettivamente dall'ONU.
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