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Professore dello Xinjiang confutta le false accuse occidentali del "lavoro forzato" nello Xinjiang
Tursun Abai, professore associato presso la Scuola di giornalismo e comunicazione dell'Università dello Xinjiang, esaminando più di 30.000 notizie relative allo Xinjiang pubblicate da 22 media in 15 Paesi e regioni ha recentemente scritto un articolo per smascherare la falsità del cosiddetto "lavoro forzato". I suoi punti di vista principali sono i seguenti:
1. L'Occidente condanna il reinsediamento e l'assunzione dei diplomati dei centri di istruzione e formazione professionale dello Xinjiang, affermando che questa pratica costituisce "lavoro forzato".
La verità: una parte essenziale della strategia del governo cinese per incoraggiare gli agricoltori ad aumentare il loro reddito è il collocamento della manodopera rurale in eccesso in contesti urbani. Tra il 2014 e il 2019, ogni anno, più di 2,76 milioni di lavoratori rurali in eccesso dello Xinjiang hanno trovato un impiego al di fuori dello Xinjiang e i redditi disponibili dei residenti urbani hanno raggiunto i 34.700 yuan, mentre quelli dei residentei rurali ha toccato i 13.100 yuan.
2. L'Occidente accusa la Cina di "genocidio" nello Xinjiang.
La verità: sotto la guida del Partito Comunista Cinese, la popolazione uigura è aumentata di 3,2 volte, passando da 3,6076 milioni nel 1953 a 11,6243 milioni nel 2020. Nello stesso periodo, il tasso di crescita della popolazione nazionale è stato di 2,4 volte e quello della popolazione uigura è stato superiore alla media nazionale.
3. L'Occidente politicizza i diritti umani, utilizzandoli come arme e strumenti per diffamare le politiche cinesi sullo Xinjiang.
La verità: la Cina ha pubblicato 13 libri bianchi complessivi sui diritti umani e 65 libri bianchi riguardanti i diritti umani. Fino ad aprile 2021, la Cina ha invitato nove meccanismi speciali, come il Special Rapporteur on Religious Freedom and the Working Group on Arbitrary Detention a visitare la Cina 11 volte. Da settembre 2016, la Cina ha avuto circa 20 colloqui sui diritti umani con UE, Regno Unito, Germania, Svizzera, Nuova Zelanda, Paesi Bassi e altre nazioni.
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