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    Un cuore, una mente: un italiano al servizio del popolo a Shanghai

    By Xiang Shizhen, Matteo Cherchi (Quotidiano del Popolo Online)venerdì 20 maggio 2022

    Attualmente, la prevenzione e il controllo dell'epidemia a Shanghai ha ottenuto graduali risultati e molti stranieri residenti nella metropoli hanno dato il proprio contributo in vari modi. Secondo le statistiche, al momento Shanghai ospita 215.000 stranieri con diverse occupazioni, tra cui dipendenti di multinazionali, insegnanti stranieri, studenti internazionali, ecc.. Stefano Pieriboni, italiano, è uno di loro. Durante l'epidemia, ha scelto di rimanere a Shanghai ed è diventato un volontario nella lotta all'epidemia, fianco a fianco con i cittadini di Shanghai.

    "Ho voluto dimostrare [attraverso il volontariato] la mia dedizione e gratitudine nei confronti di Shanghai e della Cina"

    "I residenti dell'edificio B possono scendere per fare il test dell'acido nucleico, i residenti dell'edificio B possono scendere per fare il test dell'acido nucleico, grazie per la collaborazione! Oggi è una bella giornata." La voce di Stefano Pieriboni risuona in un compound nel distretto di Changning, a Shanghai, dove l'italiano abita con la sua famiglia multiculturale e presta servizio come volontario.

    Pieriboni, responsabile per la Cina presso una società italiana di logistica e spedizioni internazionali, vive a Shanghai dal 2009. Nel 2007 è arrivato per la prima volta in Cina, a Suzhou, per un tirocinio in un'azienda italiana, dove ha conosciuto Chen Chao, una ragazza cinese di cui si è innamorato a prima vista e che sarebbe poi diventata sua moglie. Nel 2009, dopo essersi laureato in Lingue e Culture Orientali a Pesaro, si è trasferito a Shanghai, dove ha frequentato la Jiaotong University e ha messo radici.

    Stefano Pieriboni e sua moglie Chen Chao - Immagine fornita dall'intervistato

    Pieriboni si è offerto di entrare a far parte del team di volontari quando la situazione epidemica di Shanghai si è riaggravata, a fine marzo. "Ho iniziato a fare il volontario praticamente dall'inizio dell'epidemia seria qua a Shanghai […] Nel mio compound c'era necessità di aiuto, perché appunto [c'erano] persone del building management che dormivano per terra per aiutare noi in questa situazione. Quindi mi sono sentito in dovere di supportare queste persone in quello che potevo".

    Il 2022 è anche un anno speciale per Stefano. "Quest'anno mi è stata concessa dal governo la Green Card e ne sono molto fiero. Diciamo che ho voluto ringraziare in questa maniera (con il lavoro di volontariato) il governo cinese e il governo di Shanghai dell'opportunità che mi hanno dato, cercando di fare nel mio piccolo qualcosa per dimostrare che me la merito e un po' anche la mia dedizione per questo Paese".

    Stefano Pieriboni negli abiti da volontario nel suo compound - Immagine fornita dall'intervistato

    Nel suo lavoro come volontario, Pieriboni non solo aiuta gli operatori sanitari a organizzare i test quotidiani dell'acido nucleico, ma è anche responsabile del controllo dei certificati di acido nucleico dei corrieri e della disinfezione di tutti gli oggetti che entrano nel compound. "Abbiamo dei turni, io sono nel turno della sera. Quando arrivano i pacchi la sera, bisogna occuparsi di disinfettare molto bene con alcol e controllare che i fattorini abbiano il Covid test di 48 ore".

    Oltre al volontariato quotidiano, Stefano si è anche offerto volontario per essere il "capogruppo" degli acquisti di gruppo del compound. "Ho cercato anche di procurare ai nostri vicini del cibo italiano. Mi sono occupato di prendere gli ordini e poi di mandare gli ordini al mio contatto di import di cibo e poi della consegna e della distribuzione e anche dei pagamenti". A suo avviso, l'acquisto di gruppo di cibo italiano è un modo per approfondire gli scambi culturali tra Cina e Italia: "Sono molto orgoglioso di far provare ai vicini del cibo italiano in un momento difficile".

    Song Wenlong, nome cinese di Stefano Pieriboni, considera la Cina, e in particolare Shanghai, come casa sua. "Mia moglie è cinese e quindi considero Shanghai praticamente casa. Da quando sono qua mi sento parte della comunità, della società di Shanghai. […] Perfino la famiglia di mia moglie, nello Hubei, mi considera uno di loro".

    Stefano Pieriboni negli abiti da volontario nel suo compound - Immagine fornita dall'intervistato

    "Shanghai è anche la mia città"

    Per Pieriboni, le difficoltà durante l'epidemia non sono state poche. Suo figlio di cinque anni, ad esempio, al momento non può frequentare l'asilo a causa del lockdown, perciò spetta a lui svolgere il ruolo di professore, oltre al suo impegno da volontario e il suo lavoro con l'azienda.

    Essere volontario significa anche entrare in contatto con diverse persone e affrontare perciò più rischi. A causa dell'epidemia, Stefano, così come tanti altri stranieri nel Paese, non si riunisce con la sua famiglia in Italia da quasi tre anni. Inoltre, non poter lasciare il proprio compound, la pressione causata dai rischi del lavoro di volontariato, i momenti di panico causati dalle recrudescenze di Covid, e molti altri fattori, hanno inciso pesantemente sulla vita e sullo stato d'animo di Stefano, il quale ha detto francamente che negli ultimi due mesi lui e i residenti del suo compound hanno vissuto un periodo molto difficile, che non aveva mai vissuto prima. Nonostante ciò, lui continua ad affrontare la vita con un atteggiamento positivo, facendo del suo meglio per portare più fiducia ed energia positiva ai suoi vicini.

    Song Wenlong ama ancora la città e desidera sinceramente che Shanghai torni il prima possibile ai fasti precedenti.

    "Vorrei dire alla Cina e a Shanghai grazie di tutto quello che avete fatto per me negli ultimi 10-15 anni. è stata un'esperienza indimenticabile, mi sento in dovere di aiutare la mia città, Shanghai, a stare meglio e a tornare forte come prima, tornare bellissima come prima o ancora più bella".

    (Web editor: Xiang Shizhen, Renato Lu)

    Foto

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