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Incontro in collegamento video tra Xi Jinping e Putin
Il 28 giugno a Beijing il capo di Stato cinese Xi Jinping ha avuto un colloquio in collegamento video con il presidente russo Putin. I due leader hanno pubblicato una dichiarazione congiunta nella quale hanno annunciato ufficialmente la decisione di estendere il "Trattato di buon vicinato e di cooperazione tra Cina e Russia". Putin si è congratulato calorosamente per il centenario della fondazione del PCC.
Xi Jinping ha indicato che il concetto di amicizia durevole stabilito dal "Trattato di buon vicinato e di cooperazione tra Cina e Russia" corrisponde agli interessi fondamentali dei due paesi, coincide con il tema dell'epoca di pace e sviluppo ed è una modalità pratica vivente per l'edificazione di buoni rapporti internazionali e di una comunità umana dal futuro condiviso. Il presidente cinese ha espresso la fiducia che sotto la guida del "Trattato", e indipendentemente dalle difficoltà che esse affronteranno sul loro cammino, Cina e Russia continueranno a concentrare le loro forze e ad andare avanti.
Putin ha detto di tenere in grande considerazione gli scambi avuti nel corso della storia con il PCC ed ha aggiunto che la Russia è intenzionata a rafforzare i contatti interpartitici con quest'ultimo. Il capo di Stato russo ha espresso l'auspicio che sotto la guida del PCC la Cina continuerà ad ottenere nuovi risultati nello sviluppo economico e sociale, e ricoprirà un ruolo di sempre maggiore rilievo negli affari internazionali.
Xi Jinping ha ringraziato Putin e le personalità russe di vari settori per gli auguri e il loro sostegno espresso in diversi modi al PCC.
Le due parti hanno sottolineato l'intenzione di difendere congiuntamente e fermamente il sistema internazionale con al centro le Nazioni Unite e l'ordine fondato sul diritto internazionale. Secondo quanto detto dai due capi di Stato, è altresì importante salvaguardare la pace e la stabilità della strategia globale, sostenere e applicare concretamente il multilateralismo, protestare per le ingerenze negli affari interni degli altri paesi con il pretesto della democrazia e diritti umani, nonché contro le sanzioni applicate in modo unilaterale.
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